Intervista a Barbara Malaisi

Intervista a Barbara Malaisi a cura di I. Boero. Tempo di lettura: 10 – 15 minuti.

Barbara, innanzitutto grazie per esserti prestata a questa intervista. Credo che i nostri lettori sarebbero interessati a sapere qualcosa del tuo primo incontro con i Tarocchi, e a sapere perché proprio i Tarocchi.

Grazie a voi per aver pensato a me per inaugurare questo spazio della Rivista. Il mio primo incontro con i Tarocchi risale all’adolescenza, quando me ne andavo in edicola a fare incetta di riviste di esoterismo e astrologia a cui spesso erano allegati bei mazzi di carte. Ero molto incuriosita da quelle figure e intrigata dall’idea che con esse si potesse predire il futuro. Neanche a dirlo, non ci prendevo mai e questo mi ha fatto presto desistere dal continuare a usarle. La vera svolta è arrivata una decina di anni fa, quando mi sono casualmente imbattuta ne “La via dei Tarocchi” di Jodorowsky e Costa, in cui dei Tarocchi si parlava in modo del tutto differente rispetto all’ultima volta (tanti anni, sigh sigh) in cui li avevo tenuti in mano. In particolare, i riferimenti alla psicologia mi sono risultati subito molto interessanti; il fatto che le carte venissero presentate come uno strumento per indagare il presente e il passato, e non il futuro, era, a mio parere, qualcosa di rivoluzionario e innovativo, suscettibile di ulteriori indagini e approfondimenti. Jodorowsky si può amare e condividere o meno, ma resta il fatto – incontestabile – che il suo contributo all’utilizzo dei Tarocchi come mezzo per conoscere sé stessi ha rappresentato una novità di grande rilievo e, soprattutto, li ha sdoganati presso il grande pubblico. Non credo di sbagliare se dico che la maggior parte di chi, oggi, si autoproclama “tarologo/a” ha una radice jodorowskiana. Io, personalmente, nel tempo mi sono in parte allontanata e distaccata dal suo approccio e ho cercato la “mia via” dei Tarocchi, ma senza di lui, con molta probabilità, non esisterebbe nessuno dei tredici libri che finora ho scritto.

Le tue opere sui Tarocchi spaziano tra gli argomenti più disparati: da uno studio semiotico su “Il Castello dei Destini Incrociati” di Italo Calvino, ai quaderni di apprendimento, al libro “I Tarocchi spiegati a mia figlia”, a “Taronomia”, libro che definirei di etica tarologica, anche se questa definizione potrebbe risultare riduttiva, al “Tarotelling Autobiografico” con la creazione del relativo marchio (Metodo Tarobiografico®), al tuo ultimo romanzo, “22”, firmato con lo pseudonimo B. K. Plum. C’è un aspetto o una branca o un argomento dei Tarocchi che ti è più congeniale e che ti stimola maggiormente?

La mia produzione editoriale sul tema, in effetti, è piuttosto vasta e variegata, mi ritengo un’autrice eclettica, amante dei sincretismi. Ho spaziato con disinvoltura tra diversi generi letterari, prevalentemente utilizzando il self-publishing, che amo per la libertà che mi offre e, soprattutto, perché mi evita di cadere in mano a editori di certi tipi di libri dei quali, con grande probabilità, non apprezzerei la linea. Tra i miei libri, dunque, ci sono saggi che considero di alta divulgazione, come “Taronomia”, “Tarotelling Autobiografico”, “Un castello di carte”, “Il Tarot spiegato a mia figlia”. Ci sono i low content book, a cui sono molto affezionata: potrebbero sembrare i più semplici da realizzare, ma, in realtà, anche dietro a quelli c’è un grande lavoro di progettazione e di studio, c’è un metodo che vorrei passasse a chi si cimenta con quei contenuti. “Il cammino dei 22 passi” e il “Quaderno di giochi tarologici”, appena uscito in seconda edizione, sono proprio il tentativo di fornire a chi vuole cimentarsi nell’apprendimento dei Tarocchi un modo semplice, efficace e, soprattutto, autogestibile per farlo. La possibilità di fare da soli e con i propri tempi, per me, è fondamentale. Certo, è più faticoso, ma i risultati restano nel tempo. No pain, no gain, direi. Non credo a chi promette di insegnarti a leggere i Tarocchi nel giro di un weekend. Occorrono anni di studio, ricerca, applicazione, sperimentazione e instancabile lavoro su sé stessi per arrivare a un livello sufficientemente solido di pratica. Ci sono, poi, le agende e i journal, uno per adulti e uno per bambini, che rappresentano la produzione forse più ludica, ma non per questo meno utile e curata. E, poi, c’è lui, il mio primo romanzo e ultimo lavoro, “22” (non sarà difficile intuire il senso di questo titolo…), appena presentato al Salone del Libro di Torino, pubblicato con lo pseudonimo B. K. Plum, proprio perché sia chiaro che si tratta di una scrittura del tutto diversa da quella a cui ho abituato i miei lettori, un approccio narrativo che segna un cambio di direzione che non so dire se sarà definitivo o no. Scrivere un romanzo è stata un’esperienza nuova ed entusiasmante e l’ho utilizzata per testare i Tarocchi “alla Calvino”, come macchina narrativa: i caratteri dei personaggi e alcuni punti fondamentali della trama si devono a casuali estrazioni di carte, dalle quali mi sono fatta guidare nella scrittura. In tutto questo, in definitiva, mi pare di intravedere un unico fil rouge, che è dato, semplicemente, dalla passione e dalla curiosità per lo strumento. Non c’è un aspetto specifico che mi attrae più di altri, sono sempre aperta a sperimentare nuove possibilità e nuovi approcci, purché si ragioni su basi che abbiano un fondamento logico e si sappia argomentare le proprie tesi con rigore ed esattezza. I voli pindarici li lascio volentieri ad altri, non mi interessa impressionare nessuno. Se parlo, cerco sempre di farlo con cognizione di causa. Se non so, o m’informo, o taccio.     

Qual è l’apporto più interessante che senti di aver dato alla pratica tarologica e allo studio dei Tarocchi?  
Credo di poter dire che “Taronomia”, da questo particolare punto di vista, sia un testo di grande innovatività e rilevanza per quanto attiene all’esercizio della pratica tarologica. Lì sono racchiusi anni di studi e di esperienza sul campo. Quando l’ho scritto – ma, in verità, quando scrivo qualsiasi cosa – ho pensato a ciò che avrei voluto leggere io, a cosa mancasse nel panorama editoriale sull’argomento, a cosa potessi dire di relativamente nuovo. Mi sono accorta che a mancare del tutto, nel 2020, anno di pubblicazione del libro, era un saggio che desse conto proprio di cosa significhi fare tarologia, quali fossero gli aspetti teorici che non si possono ignorare, quali le regole – pratiche ed etiche – che, a mio avviso, andassero seguite nell’effettuazione di un consulto. Ho realizzato che mancavano riflessioni critiche su questioni cruciali, come l’etica tarologica e la sincronicità, che chi usa i Tarocchi dà – sbagliando, a mio umile parere – ampiamente per scontate. Tutto questo, incredibilmente, non esisteva ancora. Non c’era un testo che, in maniera sistematica e organica, mi raccontasse cosa implichi leggere i Tarocchi, per sé e per gli altri. “Taronomia” è nato, dunque, dalla consapevolezza di questa lacuna, che spero di aver in qualche misura contribuito a colmare. Inoltre, una cosa di cui vado particolarmente fiera è aver pubblicato un libro di Tarocchi per bambini – che mi risulti, il primo in Italia e, forse, l’unico ancora oggi – con una casa editrice universitaria, cosa che non mi sembra affatto banale. I Tarocchi sono un tabù anche per gli adulti, a volte, figuriamoci parlarne in relazione a bambini: ecco, averli presentati nell’inedita veste di strumento ludosofico, per me, è stata una grande soddisfazione.


Da un lato, e dopo tutta questa intensa produzione, spero che tu abbia intenzione di prendere una pausa. D’altro canto, da studiosa, ho tantissima voglia di sapere quali saranno i tuoi prossimi passi.

Scrivo per passione, quando mi è possibile, nei ritagli di tempo, ma, oltre al tempo, necessito sempre anche di un secondo elemento imprescindibile: l’ispirazione. In questo momento, mi sto tranquillamente godendo i primi passi nel mondo del mio romanzo, che pare essere apprezzato dai lettori, ma non posso negare che qualcos’altro sia già in cantiere. C’è un nuovo romanzo in gestazione, il seguito di “22”, e ho in mente una seconda edizione di “Taronomia”, ma, ad ora, sono progetti in fase ancora embrionale. Come sai, il Matto è sempre in agguato.

Quale mazzo preferisci usare? Ne hai uno preferito? E quale è la carta che più ti somiglia o rappresenta oggi?

Il mio mazzo d’elezione, da sempre (e per sempre, credo), è quello di Marsiglia. Ho una grande confidenza con quelle immagini, la loro semplicità grafica mi rilassa e mi stimola allo stesso tempo. Quanto alla carta che oggi mi rappresenta maggiormente, direi l’Arcano senza nome: sarà che mi sto pericolosamente avvicinando alla crisi di mezza età, ma sento che è tempo di cambiare pelle, di mutare forma. Sento che stanno emergendo degli aspetti della mia personalità che non posso più ignorare. Come ogni cambiamento profondo, fa paura, ma non credo di poter opporre resistenza. Accolgo quel che viene e sto a vedere dove mi porterà.

C’è qualche aneddoto particolare che vorresti raccontare ai lettori di 78.Rivista di Tarocchi?

Più che un aneddoto, una considerazione. Ormai, sono molti anni che faccio divulgazione sui Tarocchi attraverso conferenze, seminari, lezioni, presentazioni di libri, laboratori di scrittura. Ebbene, ogni volta, ogni santissima volta, alla fine di ogni incontro, c’è qualcuno che mi si avvicina per dirmi di quanto sia rimasto stupito dall’approccio che propongo alle carte, per dirmi che non si aspettava niente del genere, che non pensava che i Tarocchi fossero quello che ho raccontato e che ne aveva tutt’altra idea. Decisamente peggiore. Questo per chiarire che c’è ancora molto da lavorare per cambiare la narrazione che dei Tarocchi si fa di solito. Occorrono voci autorevoli e preparate per far sì che non si pensi più alle carte associandole alla ciarlataneria. Ho la fortuna di conoscere tante di queste voci – gente preparatissima –, quindi so che, unendo le forze, è possibile agire una trasformazione di questo tipo. L’augurio, che sono certa 78 condivida, è che ai Tarocchi venga restituita la dignità culturale che meritano.

In che direzione pensi stia andando, attualmente, lo studio dei Tarocchi? Dove ti piacerebbe andasse?

Quello che vedo oggi è abbastanza rassicurante. Sebbene non manchino mai, in giro, approcci da “take away Tarot” e terribili approssimazioni a temi scientifici cui si vorrebbe ricondurre il funzionamento dei Tarocchi, noto che il livello medio degli studiosi che approcciano il tema si sta progressivamente alzando, i riferimenti culturali di molti divulgatori e quelli bibliografici dei libri che scrivono mi paiono spesso di tutto rispetto. Vedo rinvii alla psicologia, alla filosofia, alla semiotica, alla storia, all’arte e, in generale, alle discipline umanistiche, cosa che mi conforta molto sulla direzione che lo studio dei Tarocchi sta prendendo. Nel corso dei secoli, queste carte hanno assorbito l’umore del periodo storico in cui si trovavano a essere usate e hanno assolto alla funzione che i loro utilizzatori, di volta in volta, assegnavano loro. Oggi, mi sembra di poter vedere che l’approccio introspettivo e filosofico sia quello che va per la maggiore e questo apre le porte a una serie di possibilità di esplorazione dello strumento ancora inusitate. Sono da sempre convinta che i Tarocchi abbiano una natura intrinsecamente narrativa e, attraverso la loro profondità simbolica, ci invitino a raccontare di noi stessi e della nostra natura, ponendoci domande, più che dandoci risposte. So bene che anche tu sei una fautrice dell’approccio “domandante” al Tarot. Io lo perseguo sin dagli inizi dei miei studi e sono solita dire, quando mi si interpella sul punto, che una buona lettura di carte è quella che ti fa alzare dalla sedia con nuovi interrogativi sulla questione indagata, perché significa che ha aperto nuovi spazi di consapevolezza dentro di te, che ti ha mostrato cose che prima non vedevi. L’osservare sé stessi attraverso i simboli degli Arcani è uno degli esercizi di autoconoscenza più potenti che si possano mai fare. Personalmente, mi piacerebbe che questo fermento di studi trovasse il suo sbocco anche nelle aule dell’Università; se c’è una cosa che ho imparato leggendo libri e saggi sui Tarocchi è che di essi si può parlare in molti modi e a molti livelli, anche i più elevati. Non dimentichiamo che “Il castello dei destini incrociati” di Calvino prese le mosse dall’intervento del semiologo Fabbri a un seminario internazionale presso l’Università di Urbino su “Il racconto della cartomanzia e il linguaggio degli emblemi”.

Un’ultima domanda, un po’ provocatoria: perché mai una persona dovrebbe mettersi a studiare i Tarocchi nel 2023?

I Tarocchi andrebbero studiati, prima di tutto, nella loro veste storica, come originale prodotto culturale del Rinascimento italiano cui riconoscere la giusta rilevanza. Dovremmo andare fieri di aver ideato uno strumento ludico-didattico che ha avuto una tale eco in tutto il mondo. Al di là di questo, è mia profonda convinzione che noi tutti si debba recuperare la capacità di ragionare per immagini, per metafore, per analogie, per simboli. Siamo esseri pensanti e razionali, e questo – checché ne dicano alcuni estremisti dell’emotività – è certamente un bene, purché non dimentichiamo che in noi esistono altri aspetti e abilità da allenare ed esprimere con altrettanta forza. L’Arcano XXI ci insegna che l’Anima danza nell’equilibrio delle energie che ci compongono. I Tarocchi, da strumento narrativo quali sono, aprono la visione e stimolano l’immaginazione e, come ho scritto ne “Il Tarot spiegato a mia figlia”, un’immaginazione ben allenata aiuta a superare e risolvere tanti problemi.

Alcuni link per saperne di più:

https://barbaramalaisiautrice.altervista.org/

https://www.facebook.com/barbaramalaisiautrice

https://instagram.com/barbaramalaisiautrice?igshid=MzNlNGNkZWQ4Mg==

email: barbaramalaisi@gmail.com

Ilaria Boero Tarocchi Studio

Ilaria Boero

Fondatrice di Tarocchi Studio, scuola e centro di divulgazione dei Tarocchi. Autrice dei Podcast "Dialoghi sui Tarocchi", "Tarot Talks". Autrice del libro "Conosci te stesso con i Tarocchi". Redattrice di 78.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *